venerdì 30 maggio 2025

recensione di "Odisseo e le onde dell'anima" di Roberto Fantini

Odisseo e le onde dell'anima di Roberto Fantini


Questo libro mi è stato gentilmente inviato da Graphe.it Edizioni per una recensione.


«Ho paura della malattia. Ho paura di dovermi ricordare con troppa ansia e insistenza della mia fragile umanità. Ho paura di dovermi inchinare di fronte a questa mia fragilità.»


In Odisseo e le onde dell’anima, Roberto Fantini ci offre un’opera breve ma densa di significato, una riflessione poetica e filosofica che scava nel mito per rivelare l’intimo dell’uomo moderno. Questo libro si struttura in una serie di brevi meditazioni, presentate sotto forma di dialoghi interiori, in prima persona, tra un Odisseo anziano e se stesso. Il risultato è un racconto frammentato e lirico, che sfugge alla narrazione lineare per abbracciare l’introspezione.

Il mito, in questa rilettura, non è più epico né trionfante: è un contenitore di memoria, di malinconia, di consapevolezza. Odisseo non lotta più contro mostri, dèi o tempeste, ma si confronta con le onde ben più insidiose dell’anima: il rimpianto, la paura della morte, il dubbio sul senso del proprio andare, la nostalgia per ciò che non è più. Queste “onde” diventano il vero mare su cui l’eroe naviga, un mare interiore che parla anche a chi non ha mai preso il largo, ma conosce bene il senso della perdita, dell’attesa, del ritorno.

Fantini utilizza una prosa intensa e poetica, fatta di immagini suggestive e di un linguaggio misurato che richiama la limpidezza dell’acqua e la durezza della roccia. Le riflessioni si susseguono come frammenti di coscienza: ora malinconiche, ora colme di meraviglia; talvolta dolorose, ma mai disperate. Il tempo si dilata, l’interiorità dell’eroe diventa l’unico vero teatro dell’azione.

Il tempo, nel libro, sembra sospeso. Non si segue una cronologia né un filo narrativo preciso: si vaga tra pensieri, ricordi e intuizioni, proprio come succede quando si è soli e si riflette sul senso della propria vita. L’interiorità dell’eroe diventa così l’unico vero teatro dell’azione. In questo spazio mentale, la voce di Odisseo assume una dimensione quasi universale: non è più solo il viaggiatore greco, ma un essere umano qualunque che si ferma, guarda indietro e si chiede “perché?”. Un uomo stanco, ma non arreso; disilluso, ma non cinico; ferito, ma ancora capace di meraviglia.

Non è un libro da leggere tutto d’un fiato, ma da affrontare con lentezza, con pause frequenti per riflettere su ciò che si è appena letto. Ogni pagina sembra invitare il lettore a fermarsi, a pensare, a guardarsi dentro. Si ha la sensazione di ascoltare una voce pacata e lucida, che ci parla con sincerità. È Odisseo, ma potrebbe essere chiunque di noi: una persona che ripensa alla propria vita, alle proprie scelte, ai momenti difficili e ai desideri non realizzati.

Le riflessioni dell’eroe – brevi, intense, essenziali – toccano temi universali come la paura, il tempo che passa, la memoria, la fatica di vivere. Alcune frasi colpiscono per la loro semplicità profonda, altre restano dentro a lungo, come domande a cui è difficile rispondere.

Il libro non offre una trama, ma un’atmosfera: ci si muove tra pensieri, immagini, ricordi. È un testo che aiuta a rallentare, a guardarsi dentro. Per questo è ideale per chi ama i miti riletti in modo personale e filosofico, ma anche per chi cerca nella lettura uno spazio di silenzio e riflessione.

Odisseo e le onde dell’anima non intrattiene nel senso comune del termine. Non distrae, ma concentra. Non racconta, ma svela. È un piccolo libro che lascia dentro una grande quiete, e qualche domanda importante.

Odisseo e le onde dell'anima di Roberto Fantini è disponibile sul sito di Graphe.it Edizioni e nelle principali librerie online.

lunedì 26 maggio 2025

Recensione di “Capitan tutte ai letterati” di Italo Svevo e Anna Maria Zuccari

Capitan tutte ai letterati di Italo Svevo e Anna Maria Zuccari



Questo libro mi è stato gentilmente inviato dalla preziosa collaborazione con L'Alcova Letteraria.

“Man mano che si rendeva conto di quanto avevano scritto gli altri riconosceva subito  che avrebbe potuto scriverlo anche lui, che non vi era assolutamente nulla di straordinario”

Capitan tutte ai letterati è una raccolta di racconti davvero originale e divertente, che racconta le stranezze e i sogni (spesso esagerati) di alcuni scrittori. Selezionata e curata dal collettivo L’Alcova Letteraria, l’antologia accosta le penne brillanti e apparentemente lontane di Neera (Anna Maria Zuccari) e Italo Svevo (Aron Hector Schmitz), mostrando invece quanto siano affini nello sguardo satirico e lucido sul mondo letterario.

La raccolta comprende tre racconti di Neera tratti da La sottana del diavolo e altri racconti (1912) — Viaggio di istruzione, In qual modo Pinotto divenne uomo libero, e Come ebbe Filarete il suo giorno di celebrità — e il romanzo breve di Svevo Una burla riuscita (1926). Neera, con la sua scrittura vivace, mette in scena figure che oscillano tra l’innocenza e la consapevolezza, mentre Svevo, con il suo sguardo sempre critico e ironico, esplora le piccole debolezze e le grandi ambizioni di chi scrive. Sebbene i protagonisti siano figure di scrittori, le loro storie si rivelano universali, parlando a tutti noi attraverso i temi del desiderio di successo, della ricerca di identità e della fatica di affrontare le proprie paure e illusioni.

Tra i personaggi più memorabili troviamo Filarete Assioli, un giovane pieno di entusiasmo, convinto che gli altri autori lo aiuteranno solo perché è uno di loro. Poi c’è Giacomo Gondi, uno scrittore famoso e buono, forse troppo buono, tanto da farsi mettere in difficoltà dal suo stesso maggiordomo. C'è il determinatissimo Filarete Persico, ambizioso e disposto a tutto pur di diventare un autore affermato, e infine Mario Semigli, invece, si crede un genio e vive nella sua illusione, aiutato dalle lodi del fratello.

I personaggi di questa raccolta sono tutti scrittori, ma ognuno rappresenta un modo diverso di vivere la scrittura. C’è chi è pieno di entusiasmo e ingenuità, convinto che basti pubblicare un libro per ottenere stima e attenzione; c’è chi è già affermato, ma vive una continua lotta tra il desiderio di restare umano e la paura di perdere il proprio status; c’è chi è disposto a tutto per emergere, anche a vendere la propria sincerità, e chi vive di illusioni, leggendo e rileggendo solo se stesso. Ognuno di loro ha stranezze, difetti, piccole manie che lo rendono unico e al tempo stesso incredibilmente simile a figure che potremmo incontrare anche oggi.

Capitan tutte ai letterati non è solo una raccolta di racconti: è uno specchio ironico e affettuoso del mondo letterario, un ritratto vivace delle passioni, delle debolezze, delle contraddizioni che abitano chi scrive. Le storie si intrecciano in modo armonioso grazie a un tono brillante, leggero, talvolta pungente ma mai cattivo. Il ritmo è scorrevole, la narrazione fluida, e il piacere della lettura resta costante dall’inizio alla fine.

Questo libro è perfetto per chi ama la letteratura non solo come lettore, ma anche come osservatore curioso del mondo che ci sta dietro: editori, autori, aspiranti scrittori. È una lettura che diverte, ma che sa anche toccare corde più profonde, perché dietro l’ironia si nasconde una verità spesso scomoda: scrivere è un desiderio potente, che può portare gioia, frustrazione, autoinganno o solitudine, sta a noi trovare il modo giusto per viverlo.


recensione di "Come echi sull'acqua" di Giorgio Podestà

Come echi sull'acqua di Giorgio Podestà

Questo libro mi è stato gentilmente inviato da Graphe.it Edizioni per una recensione.


Che cos’è davvero la letteratura? È solo evasione, sogno, intrattenimento? Oppure può essere uno strumento per affrontare la vita nella sua complessità, nel suo dolore, nelle sue verità più scomode? Come echi sull’acqua di Giorgio Podestà è un saggio che cerca di rispondere a queste domande con uno sguardo colto, empatico e appassionato.

Il libro offre una riflessione profonda, articolata e coinvolgente sul significato autentico della letteratura. Pur affrontando temi complessi, non è un trattato accademico: Giorgio Podestà scrive con uno stile limpido, chiaro e accessibile, riuscendo a mettere in dialogo i grandi protagonisti della storia letteraria – da Leopardi a Flaubert – con le nostre esistenze, le nostre fragilità e le domande che ci accompagnano ogni giorno.

Un aspetto che merita particolare attenzione è il punto di partenza scelto dall’autore: le biografie degli scrittori. Podestà racconta con misura e sensibilità le loro vite, dall’infanzia agli eventi più significativi, soffermandosi sulle opere principali e sul senso profondo della loro produzione artistica. Tra le figure trattate troviamo Virginia Woolf, le sorelle Brontë, Charles Baudelaire, Maria Messina, Sandro Penna e Giuseppe Tomasi di Lampedusa, voci diverse accomunate da una tensione interiore che ha dato forma a opere indimenticabili.

Il saggio è strutturato in otto sezioni. La prima e l’ultima che potremmo definire capitoli cornice sono entrambe costruite attorno allo stesso spartito musicale: Quadri di un’esposizione di Modest Musorgskij. È un’esplicita scelta simbolica, quasi a suggerire che la letteratura, come la musica e la pittura, può essere una galleria di emozioni, pensieri e rivelazioni.

Le altre sei sezioni centrali sono introdotte ciascuna da un celebre dipinto, che l’autore descrive e interpreta con cura, prima di entrare nel vivo delle biografie letterarie. Ogni dipinto funge da porta d’ingresso emotiva e visiva al periodo storico e all’universo degli scrittori presentati. I dipinti selezionati, in ordine cronologico, sono:

  • La zattera della Medusa di Théodore Géricault (1818–1819)

  • Ophelia di John Everett Millais (1851–1852)

  • Hush! di James Tissot (1875)

  • Il ragno che piange di Odilon Redon (1881)

  • Giuditta che decapita Oloferne di Artemisia Gentileschi (1612)

  • L’urlo di Edvard Munch (1893)

Attraverso questo percorso originale e suggestivo, Podestà intreccia pittura, musica e letteratura, seguendo un filo cronologico che collega l’opera d’arte visiva al contesto biografico e poetico degli scrittori. Ne risulta una narrazione ricca, dove arte e vita si specchiano a vicenda.

Ogni pagina sembra volerci dire: non sei solo. Nella letteratura, infatti, troviamo persone prima ancora che personaggi, esseri umani con dolori, nevrosi, passioni e silenzi che somigliano ai nostri. Ed è proprio per questo che, come echi sull’acqua, le loro parole continuano a toccarci ancora oggi.

L’autore definisce questi scrittori  «uomini e donne divorati dall’ingordo demone della scrittura», un’espressione potente che riassume bene la tensione interiore e la necessità quasi fisica che attraversa la loro opera. Per Podestà, la letteratura non è un rifugio dalla realtà, ma il luogo in cui possiamo riconoscerla con maggiore nitidezza, anche quando ci mette a confronto con ciò che vorremmo evitare.

Come echi sull’acqua è un libro che stimola il pensiero e arricchisce chi ama i libri non solo come oggetti, ma come strumenti per comprendere meglio il mondo e il cuore umano. Nonostante la profondità dei temi, si legge con piacere: alterna sapientemente riferimenti colti e momenti di intensa emotività.

Lo consiglio a chi ama la letteratura e si interroga sul suo significato; a chi cerca un saggio non solo informativo, ma anche ispirante; e a chi è curioso di scoprire il lato umano dei grandi scrittori.

Come echi sull’acqua di Giorgio Podestà è disponibile sul sito di Graphe.it Edizioni e nelle principali librerie online.


lunedì 19 maggio 2025

recensione di "Notte tenebricosa" di Giorgio Manganelli

 

Notte Tenebricosa di gIORGIO MANGANELLI (Graphe.it edizioni)




“La notte è il nostro scaffale, e le nequizie, le stoltezze cui ci invita, e poi i rimorsi e gli affanni e le doglie del parto.”


Questo libro mi è stato gentilmente inviato da Graphe.it Edizioni per una recensione. Come sempre, la mia opinione è indipendente e personale.


Tra le opere più misteriose e affascinanti di Giorgio Manganelli, Notte tenebricosa è forse una delle più particolari. Questo libro è un viaggio nel buio, ma non un buio fisico: è il buio dell’anima, del linguaggio, della coscienza. Non è un romanzo in senso tradizionale: non c'è una trama vera e propria, né personaggi nel senso comune del termine. Ma c’è una voce che parla da un altrove inquietante, forse un limbo, forse l’inferno, forse solo la mente in uno stato di sogno o delirio.

La "trama", se così si può chiamare, è più un’esperienza che una storia. Il libro si costruisce come un monologo, una lunga meditazione notturna pronunciata da una figura indefinita, immersa in un paesaggio fatto di ombre, visioni e ricordi deformati. Questa voce riflette sul male, sulla morte, sulla colpa, su Dio e sulla perdita di senso. È un testo che sembra oscillare tra l’incubo e la preghiera, tra la confessione e la bestemmia.

Più che raccontare eventi, Notte tenebricosa ci immerge in uno stato d’animo, in un’atmosfera sospesa, in cui il tempo non scorre e lo spazio si confonde. 

Il vero protagonista del libro è il linguaggio. Manganelli usa una prosa ricchissima, colta, barocca, densa di immagini e riflessioni. Le frasi sono spesso lunghe, articolate, piene di aggettivi, di riferimenti letterari e teologici. È una lingua che non vuole essere semplice: al contrario, vuole portare il lettore in una dimensione diversa, più profonda.

Leggere Notte tenebricosa richiede attenzione, ma offre una ricompensa rara: ci si ritrova immersi in un ritmo ipnotico, quasi liturgico. Le parole sembrano danzare sul confine tra il sacro e il demoniaco, creando una tensione continua. È un linguaggio che non consola, ma che affascina. Il lettore, se accetta la sfida, si ritroverà trasformato da questa esperienza: inquieto, forse, ma anche colpito dalla potenza evocativa di ogni singola pagina.

Questo libro non è per tutti, e non pretende di esserlo. Lo consiglio a chi: ama la letteratura sperimentale, che rompe le regole della narrazione tradizionale;
è affascinato dal linguaggio in sé, inteso non come mezzo per raccontare, ma come materia viva e autonoma.

Se cercate una storia con inizio, svolgimento e fine, questo non è il libro giusto. Ma se siete pronti a lasciarvi travolgere da una lingua visionaria, da immagini potenti e da pensieri abissali, Notte tenebricosa vi accompagnerà in un viaggio unico.


Notte tenebricosa di Giorgio Manganelli è disponibile sul sito di Graphe.it Edizioni e nelle principali librerie online.

Acquista il libro direttamente qui





lunedì 5 maggio 2025

recensione di "Frammenti" di Dario Rea

 

Frammenti di Dario Rea (Elison)



“La morte non li logora e non li imbruttisce, a questo ci pensa già la vita”.

La vita degli uomini è gestita da due forze universali: Vita e Morte; una figura necessaria per garantire dialogo tra le due parti è il traghettatore che assiste l’uomo alla fine della sua esistenza e dopo di essa, per portarlo in una dimensione parallela nota comunemente come “oltretomba”.

Si sviluppa così la trama: il traghettatore incontra ogni giorno anime diverse con cui condivide pensieri, frammenti di vita e ricordi. Il romanzo è un intreccio di racconti di cui il lettore diventa partecipe e protagonista.

L’autore mira a sconvolgere le certezze del lettore, porre nuove domande, fornire nuove prospettive su temi importanti come l’amicizia, l’amore, la morte. Lo scopo del libro è trovare se stessi ascoltando le storie di chi ha compreso la vita e il suo fine ultimo, il lettore deve trovare risposte a quelle domande, deve dare un senso a ciò che senso apparentemente non ha.

Questo grande obiettivo è raggiunto tramite diverse tecniche come l’uso di continui flashback che, oltre ad arricchire l’opera, hanno anche il compito di orientare il lettore verso la consapevolezza, perciò si passa dal 1796, anno della Rivoluzione francese, a un periodo più presente come il 2012, per poi arrivare nel futuro prossimo come il 2040.

Il libro stravolge il comune modo di pensare delle persone: spesso la morte è vista come sinonimo di distruzione, un periodo tragico per l’esistenza dell’uomo in cui tutto finisce, termina ogni amore, passione, relazione con se stessi e il mondo, un capitolo buio senza uscita. La vita, invece, è sinonimo di felicità, pace, tranquillità, è la madre che insegna all’uomo come vivere, quali scelte compiere, come entrare nel mondo. La vita viene vista come un dolce soffio di vento che muove un po’ i capelli, cambia l’ordine delle cose provocando caos, ma che alla fine dà un senso a tutto, e tutto torna com’era prima.

Durante la lettura di questo romanzo il lettore si pone diverse domande: e se la vita fosse la reale sofferenza dell’uomo? E se la morte fosse solo pace e ordine invece di caos come si è soliti credere? Conosciamo abbastanza la morte e la vita per poter giudicare?

Ho provato a trovare delle risposte a queste domande e mi sono ritrovata a definire la morte come “silenzio”, un momento di pace del ciclo di vita dell’uomo, quello in cui si schiaccia “pausa” e il mondo si ferma, ogni ricordo, ogni problema tace, tutto assume lo stesso colore, lo stesso suono, lo stesso spazio e finalmente si può riflettere, ascoltare e smettere di agire. La morte è una possibilità offerta all’uomo per stare con sé stesso, divide l’anima dal corpo e lascia la prima libera di studiare e chiedersi se dopo tutte le sofferenze provate ne è valsa davvero la pena.

Tornando alla frase iniziale direi che la morte non distrugge l’animo umano, anzi lo purifica da tutte le sue insicurezze, da tutti i tormenti inflitti dalla vita e lo rende abitabile, finalmente una casa dove vivere in pace con se stessi e il mondo. La morte dovrebbe essere vista con meno paura, dovremmo essere più sereni sia nei confronti della vita, sia verso la morte stessa, perché sono solo due momenti importanti necessari per il nostro compimento finale.

Leggi l'estratto

recensione di "Una furia dell'altro mondo" di Lisa de Nikolits

 

Una furia dell’altro mondo di Lisa de Nikolits (Le Assassine)




“Tutti meritiamo una seconda possibilità”.


Julia è una donna in carriera in stile “Il diavolo veste Prada” con Meryl Streep, un personaggio arrogante, amante del potere e del lusso, superficiale e fondamentalmente sola. Una donna immersa nel lavoro che non dà importanza alla famiglia, agli amici e all’amore.

Gli aerei in fila non hanno scritte in Purgatorio e la protagonista ricorda solo il suo nome. Julia è confusa, ma grazie all’aiuto dei suoi nuovi amici ritroverà la propria identità e il suo ruolo nel mondo.

L’autrice proietta attraverso la protagonista l’immagine dell’uomo con i suoi pregi e difetti. Redente e vendicativo, che riconosce i suoi errori e vuole rimediare ai propri sbagli ed è un’anima in cerca di vendetta.

Riuscirà a far conciliare la versione dolce e amichevole con quella più spietata e violenta di sé?

Avrà una seconda possibilità nonostante il suo passato tormentato?

Per trovare le risposte a queste domande, l’unica soluzione è buttarsi a capofitto nella lettura di questo thriller avvincente, filosofico e sentimentale.

Il romanzo di Lisa de Nikolits ha un’ambientazione surreale e personaggi dal passato crudele e problematico, si affrontano tematiche difficili e importanti come la droga, la violenza in tutte le sue forme, il tradimento, l’inganno, ma primo fra tutti la morte.

Lo stile narrativo utilizzato dall’autrice ha la capacità di catturare l’attenzione del lettore e tenerlo legato alle pagine; “Una furia dell’altro
mondo” è un viaggio in Purgatorio che offre alle anime lì rinchiuse la possibilità di riflettere sulla propria esistenza, e in alcuni casi di tornare sulla Terra e condurre una vita diversa o mettere in atto le proprie vendette.

Leggi l'estratto

recensione di "Raccontamelo soltanto se piove" di Antonio Colacicco

 

Raccontamelo soltanto se piove di Antonio Colacicco (Elison)




Quante volte siete saliti su un autobus, treno che sia e avete scambiato due parole con qualcuno e quel qualcuno vi ha insegnato importanti lezioni di vita? Ecco questa è quello che è successo ai tre personaggi del romanzo: Rebecca, Roberto e Libero.

La storia inizia a Roma in una giornata piovosa quando Rebecca, una studentessa di filosofia, Roberto, un semplice cameriere e Libero, un uomo di affari, incontrano un personaggio insolito: il maestro Memmo, un vecchio cantastorie. Così senza accorgersene i tre interlocutori inizieranno a raccontare parte di sé e scavare nella propria anima trovando risposte a domande impossibili, tutto per merito della presenza di Memmo che, come un filosofo, pone domande per portare alla ricerca della verità. Quell’incontro apparentemente casuale diventerà una svolta per la loro vita: scopriranno l’importanza dell’amore, della famiglia, in qualche modo quell’incontro sarà la loro catarsi e li permetterà di incominciare un nu-vo capitolo della loro vita.

È un libro con una grande nota filosofica, lo si nota per il modo di affrontare la narrazione: l’autore mostra per prima cosa i dubbi, i problemi da risolvere, poi fornisce gli strumenti per disinnescarli e infine lascia pagina bianca al lettore per trovare una soluzione da sé. Si capisce fin da subito che il personaggio centrale è Memmo attorno al quale ruotano le vite di tutti gli altri personaggi, come il cardine di una porta; infatti, già il soprannome “maestro” con il quale si auto presenta indica la sua capacità nel comunicare con la gente.

All’interno del romanzo vengono affrontati temi importanti come l’egoismo della società, il materialismo, la superficialità e la tendenza dell’uomo a dare valore alle cose e non tanto alle persone, tutti argomenti moderni che influenzano il nostro modo di vedere il mondo e le persone.

Lo stile è molto semplice, ma allo stesso tempo ha un carattere introspettivo: il lettore si immerge completamente nella storia raccontata e senza rendersene conto finisce per diventare un personaggio lui stesso. Trovo affascinanti i riferimenti filosofici proposti che mostrano le conoscenze dello scrittore in più ambiti, per esempio nel libro viene espressa la visione dell’umanità gestita dall’egoismo proposta dal pensatore britannico Hobbes, secondo il quale l’uomo è essenzialmente individualista e mira a perseguire i propri obiettivi e finalità, una visione molto moderna si può dire.

Amo la sfumatura di realismo del romanzo: tutto nasce da una semplice chiacchierata tra sconosciuti su un autobus durante una giornata di pioggia, qualcosa che può capitare a tutti in qualsiasi momento della propria vita.

Consiglio la lettura di “Raccontamelo soltanto se piove” a chi vuole riflettere sui propri problemi con leggerezza ascoltando le storie di tre sconosciuti e trovare la giusta spinta per iniziare un nuovo capitolo della propria vita.

Leggi l'estratto

recensione di "Ma basterebbe una birra" di Ilaria Pasqua

Ma basterebbe una birra! di Ilaria Pasqua (Delos Digital)




“Alcol per loro, acqua per noi; per un mondo più verde.”

“Ma basterebbe una birra” di Ilaria Pasqua è un romanzo distopico che si distingue per la sua originalità e per la riflessione sui temi del potere,  della natura e della sopravvivenza. La storia è ambientata in un futuro in cui l’umanità vive sotto un regime che ha trasformato radicalmente il rapporto con l’ambiente, capovolgendo le regole tradizionali del nostro mondo.

In questa realtà, le piante non sono più semplici organismi passivi, ma hanno acquisito un potere straordinario. L’alcol, simbolo di socializzazione e piacere per gli esseri umani, è stato loro sottratto e destinato esclusivamente alle piante, che lo consumano per sopravvivere. Questo cambiamento ha portato alla creazione di una società in cui le piante sono diventate la vera forza dominante, mentre gli uomini, privati di ogni libertà e piacere, sono completamente soggiogati.

Il romanzo esplora in modo profondo il rapporto tra uomo e natura, mettendo in discussione il concetto di equilibrio tra le due forze, la natura non è più un’alleata, ma un’entità che esercita un dominio, quasi esigendo sacrifici e mettendo in discussione il concetto stesso di libertà. La distopia creata da Ilaria Pasqua invita a riflettere su come l’essere umano possa perdere il controllo sulle risorse naturali fino a diventare dipendente da esse.

Il romanzo offre anche una forte critica sociale: l’allegoria delle piante e dell’alcol porta a interrogarsi su come le risorse naturali siano spesso oggetto di sfruttamento e su come la nostra relazione con l’ambiente influenzi la società in cui viviamo.

Personalmente ho trovato “Ma basterebbe una birra”, un libro molto curioso e insolito. Esistono molte storie distopiche, ma questa riesce davvero a distinguersi per la sua idea di fondo, che è al tempo stesso bizzarra e affascinante. L’idea che le piante abbiano il controllo e che l’alcol sia diventato il loro nutrimento è un concetto originale che cattura subito l’attenzione, spingendo il lettore a voler scoprire di più su questo mondo stravolto.

In un certo senso, il libro è un’ode alla creatività, dimostrando che anche in un genere molto esplorato come la distopia c’è ancora spazio per racconti nuovi e sorprendenti.

Leggi l'estratto

recensione di "Ladri di tempo" di Vincenzo Romano e Linda Talato

 

Ladri di tempo di Vincenzo Romano e Linda Talato (Delos Digital)





“Il tempo che hai a disposizione è limitato. Cosa faresti se qualcuno ti offrisse di averne altro?”

“Ladri di Tempo” è un romanzo breve molto avvincente che mescola fantascienza, mistero e profonde riflessioni sulla vita e sul valore del tempo. Fin dalle prime pagine, il lettore viene trascinato in una storia piena di colpi di scena, dove il confine tra destino e libero arbitrio si fa sempre più sottile, spingendo a interrogarsi sulle scelte e sulle conseguenze che ne derivano.

La protagonista, Soria, sopravvive miracolosamente a un’esplosione nello spazio. Ma la sua gioia dura poco: i medici le dicono che il tempo a sua disposizione sta per finire. A peggiorare le cose, il suo compagno di stanza, un uomo enigmatico di nome Kairos, sembra divertirsi con il suo dramma. Poi, però, le fa un’offerta incredibile: restituirle il tempo che ha perso. Un trucco? Una follia? O la chiave per vivere per sempre? La sua proposta è tanto affascinante quanto inquietante, e per Soria rappresenta una speranza ma anche una possibile condanna.

Da qui, la storia prende una piega ancora più intrigante, tra segreti, dilemmi morali e scelte impossibili. L’ambientazione futuristica e i dettagli ben curati rendono la lettura ancora più coinvolgente, trasportando il lettore in un universo affascinante e complesso, dove la tecnologia sembra aver superato i limiti imposti dalla natura stessa.

Uno degli elementi più interessanti del romanzo è il modo in cui affronta il concetto di tempo, non solo come una risorsa finita, ma come qualcosa che può essere manipolato, scambiato, addirittura rubato. La narrazione gioca con questa idea in modo originale, portando avanti una storia che non è solo di avventura, ma anche di riflessione su cosa significhi davvero vivere.

I personaggi sono un punto di forza del romanzo. Soria è una protagonista forte e determinata, ma anche vulnerabile, il che la rende molto realistica. Il lettore riesce a immedesimarsi nei suoi dubbi, nelle sue paure e nel suo desiderio di sopravvivere. Kairos, invece, è un vero mistero: ironico, sfuggente e con un’aura di ambiguità che lo rende affascinante e difficile da decifrare. Il loro rapporto si sviluppa in modo interessante, aggiungendo ulteriore tensione alla storia e facendo emergere domande sulla fiducia e sulle reali intenzioni di chi ci circonda.

“Ladri di Tempo” è un libro che si legge con il fiato sospeso, ma che lascia anche spazio alla riflessione: cosa faremmo se potessimo controllare il tempo? Quali sarebbero le conseguenze delle nostre scelte? È giusto sfidare il destino o bisogna accettare il tempo che ci è stato dato? Vincenzo Romano e Linda Talato riescono a raccontare una storia emozionante che, oltre all’intrattenimento, offre anche spunti profondi su temi universali.

Consigliato a chi ama la fantascienza, i misteri e le storie che sfidano le convenzioni. Se cercate un romanzo che vi faccia viaggiare tra le stelle e interrogare sulla natura del tempo, “Ladri di Tempo” è una scelta perfetta. Un libro che non solo intrattiene, ma che spinge il lettore a guardare il tempo con occhi diversi, facendo riflettere su quanto sia prezioso ogni singolo istante della nostra vita.

leggi l'estratto

recensione di "L'innocenza colpevole" di Francesca Sassano

L'innocenza colpevole di Francesca Sassano Questo libro mi è stato gentilmente inviato dal Gruppo Editoriale Santelli per una recension...