giovedì 26 giugno 2025

recensione di "Camàn" di Stelio Mattioni

 Camàn di Stelio Mattioni


Questo libro mi è stato gentilmente inviato da Edizioni Ares per una recensione.
Come sempre, la mia opinione è indipendente e personale.

«Cammina cammina ci si illude, ma se l'ignoto è la libertà, è luogo che non esiste

Ci sono libri che arrivano tardi, eppure sembrano scritti proprio per il tempo in cui finalmente vedono la luce. Camàn di Stelio Mattioni, rimasto inedito per decenni, è uno di questi. È il diario personale e insieme universale di un uomo – e di tanti uomini – rinchiusi nel campo di prigionia di Helwan, in Egitto, dove migliaia di soldati italiani vissero in condizioni durissime dal 1942 al 1946, molto oltre la fine ufficiale della guerra. Quella dei campi in Nord Africa è una pagina rimossa della nostra memoria storica, quasi del tutto assente dalla narrazione pubblica: Mattioni la restituisce con una voce sobria, dolorosa, limpida.

Camàn non è un romanzo, ma un vero diario: una scrittura intima, fatta di frammenti, di pensieri affidati alla carta come si parla a un amico fidato. I capitoli sono brevi, ma non superficiali; anzi, ogni piccolo episodio racchiude in sé un mondo, un sentimento, una verità. È il ritmo naturale della memoria a guidare il racconto, con la sua alternanza di osservazioni minime, dialoghi ascoltati per caso, improvvise impennate di malinconia, e momenti di improvvisa grazia.

Tra questi, uno dei più commoventi e simbolici è il ricordo delle attività artistiche organizzate nel campo. Nonostante la fame, la stanchezza, l’incertezza del futuro, i prigionieri danno vita a spettacoli teatrali, concerti, momenti di socialità. Ma non hanno nulla: niente strumenti, niente scenografie, niente spartiti. E allora si inventano tutto. Un imbuto diventa un corno. Una tastiera disegnata su un cartone serve al pianista per esercitarsi. I concertisti suonano con il solo gesto, con la memoria, con l’immaginazione.

Non c’è musica, letteralmente. Non c’è suono. Eppure Mattioni scrive che la musica si sente comunque, come se davvero le note si diffondessero nell’aria. È uno dei passaggi più toccanti del libro. Perché non sta parlando solo di un trucco dell’ingegno o di un espediente scenico. Sta dicendo qualcosa di più profondo, di radicale: che quando l’essere umano è spogliato di tutto, può ancora immaginare. Può creare bellezza con il nulla, solo grazie alla memoria e al desiderio. La musica non è nelle orecchie, ma tra le dita che si muovono, nei corpi che ricordano il ritmo, nei gesti che imitano ciò che manca.

In quel momento, Camàn non racconta più solo la prigionia, ma ci parla della forza dell’immaginazione come forma di resistenza. Di fronte alla negazione assoluta – niente libertà, niente casa, niente strumenti – gli uomini si aggrappano all’invisibile. E quell’invisibile diventa vero. La musica, pur assente, vibra nei loro corpi, nei loro occhi, nel loro silenzio condiviso. È una musica muta ma reale, forse più reale di qualunque suono. Perché nasce dal bisogno di sentirsi ancora vivi, ancora umani, ancora capaci di bellezza.

Questo episodio racchiude il senso più profondo di Camàn: è un libro che racconta la mancanza senza mai cedere alla disperazione. Che mostra la povertà assoluta senza rinunciare alla dignità. Che ci fa capire come, anche nel deserto dell’esistenza, si possa ancora coltivare un giardino interiore.

La scrittura di Mattioni è tanto più forte quanto più resta semplice. Non grida, non pretende, non denuncia. Ma osserva, ricorda, raccoglie. È una voce discreta, che non cerca di colpire ma di custodire. Proprio per questo colpisce di più.

Camàn è un documento storico prezioso, perché restituisce visibilità a un pezzo di storia collettiva quasi cancellata. Ma è soprattutto un grande libro umano: un testo che parla a chiunque abbia conosciuto l’attesa, la solitudine, il bisogno di aggrapparsi a qualcosa che non si vede ma che si sente, profondamente. È il libro di chi ha vissuto l’assenza e l’ha trasformata in memoria, in racconto, in presenza.

E alla fine, come in quella musica invisibile, il lettore chiude il libro e sente qualcosa che non si può descrivere. Una vibrazione interiore. Come un suono che resta, anche dopo che tutto tace.

Camàn di Stelio Mattioni è disponibile sul sito di Edizioni ares e nelle principali librerie online.

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