Il tarassaco con i pantaloni alla zuava di Amato Salvatore
Questo libro mi è stato proposto grazie alla preziosa collaborazione con L'Alcova Letteraria.
Il tarassaco con i pantaloni alla zuava è una raccolta poetica che sorprende fin dal titolo, ironico e surreale, ma profondamente evocativo. Il tarassaco, pianta comune, umile, eppure sorprendentemente resistente, diventa qui il simbolo di una voce poetica che si fa strada tra le crepe della realtà, mettendo radici là dove meno ce lo aspettiamo: tra i marciapiedi di una città disillusa, nei pensieri erranti di un’anima inquieta, nella memoria personale e collettiva.
La metafora del tarassaco è il filo conduttore di questa raccolta: una pianta che non ha bisogno di molto per vivere, che si accontenta di poco per fiorire, ma che non per questo rinuncia a interrogarsi, osservare e riflettere sul mondo che la circonda. E così è anche il protagonista poetico di Amato: un "tarassaco con i pantaloni alla zuava", personaggio quasi fiabesco, ma profondamente reale, che cammina tra passato e presente, tra città e campagne, offre al lettore uno sguardo lucido e attento sul nostro tempo.
La raccolta si compone di quaranta poesie, e in esse si alternano registri differenti e molteplici toni: c’è la nostalgia, la denuncia, l’ironia, la dolcezza, la rabbia e la tenerezza. Alcune poesie affondano le radici nell’esperienza personale – come i racconti del nonno, le riflessioni silenziose tra sé e sé, i frammenti di vissuto – altre si aprono a una dimensione più ampia, sociale e politica, toccando temi come le disuguaglianze, la trasformazione dei luoghi e delle coscienze. In entrambe le direzioni, Amato si muove con naturalezza, senza retorica, ma con una sincerità disarmante.
Un esempio emblematico della sua capacità evocativa è la poesia Il treno che passa solo una volta, in cui leggiamo:
Quanto tempo speso sulla banchina
nell’attesa di quel fantomatico treno,
quello che passa una sola volta.
In questi versi semplici ma incisivi, Amato riesce a cristallizzare un sentimento comune, quello dell’attesa vana, del rimpianto, del tempo che scorre e della sensazione di aver perso un’occasione irripetibile. Una poesia che parla al cuore di chiunque abbia vissuto l’ansia del "non essere al momento giusto nel posto giusto", e che, proprio per questo, riesce ad essere universale.
Lo stile di Amato è asciutto, a tratti colloquiale, ma mai banale. C’è un amore profondo per le parole, ma anche per ciò che esse evocano, rappresentano, fanno germogliare nel lettore.
Ma ciò che più colpisce in questa raccolta è la capacità di Amato di far convivere l’elemento autobiografico con una riflessione più ampia sul tempo presente. Il tarassaco diventa così una metafora dell’essere umano contemporaneo: resistente, sensibile, spaesato ma radicato nella propria storia e nel proprio sentire.
Una raccolta che si legge tutta d’un fiato, ma che chiede anche di essere riletta, meditata, assaporata con calma. Perché in ogni poesia c’è un frammento di verità, una scintilla che può accendersi solo se il lettore è disposto a farsi toccare. E in tempi come questi, in cui la parola sembra spesso inflazionata e svuotata, la poesia di Salvatore Amato ci ricorda che scrivere è ancora un atto di resistenza. E che un fiore, anche il più umile, può cambiare il paesaggio.
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